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Necropoli di Santu Pedru

L'archeologia scrive una nuova pagina di storia. La Necropoli di Santu Pedru, racconta il culto dei morti dei popoli pre-nuragici.

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La preistoria non è lontana né complessa nella città di Alghero. Un periodo che spesso rimane tra storia e leggenda qui trova spunti interessanti e di rilievo per l’archeologia e la cultura del Mediterraneo.

La Necropoli di Santu Pedru ne costituisce un affascinante esempio. Le domus de janas presenti nella necropoli sono state infatti scavate a partire dalle ultime fasi del neolitico (4300-3500 a.C.). Un luogo scelto dall’uomo preistorico per celebrare il suo passaggio nell’Aldilà e il ritorno alla Madre Terra.

Siamo così davanti ad un paesaggio denso di significati che finalmente iniziamo a riscoprire ed apprezzare.

La Necropoli di Santu Pedru è nella Tentative List UNESCO.

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la storia di una terra.

Oggi la Necropoli di Santu Pedru è una tappa culturale visitabile solo ed esclusivamente su prenotazione con visita guidata per via della difficoltà di accesso e percorso. La necropoli è collocata in prossimità della strada statale 127 bis che collega Alghero e Ittiri. Lontane dalla città, le tombe sono situate ai piedi di una collina nelle vicinanze di un ruscello.  ​

Le 10 sepolture che compongono l’area funeraria sono scavate nel tufo trachitico. Sono tombe sotterranee con accesso scavato sul piano roccioso. Il focus della visita è la Tomba I, anche detta dei Vasi Tetrapodi, che racchiude in sé tutta la specificità del sito. La parte più antica della necropoli risale al 4300 a.C. e, gli studi sui reperti rinvenuti, confermano un suo utilizzo fino al periodo medievale.

Il sito di Santu Pedru è più antico delle prime Piramidi egizie e contemporaneo dei megaliti di Carnac (Francia).

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Nelle ultime dimore ...

Gli ipogei di Santu Pedru sono tombe del tipo domus de janas.

La tradizione popolare definiva domus de janas le rocce forate che caratterizzavano il paesaggio rurale sardo.   La domus era la casa dove si tramanda che le janas –minute figure femminili del folclore sardo fossero impegnate a tessere fili d’oro e d’argento. ​

Questo luogo segreto era in realtà l’ultima dimora dell’uomo neolitico.  Al loro interno, gli ambienti seguono una tipologia strutturale standard. In ognuna ritroviamo l’anticella, la cella principale e le celle funerarie.

Visitare il sito di Santu Pedru ci fa riflettere anche su importanti cambiamenti sociali che seguirono la “rivoluzione agricola”.

Si svilupparono società sempre più complesse che stabilirono delle gerarchie non solo in vita ma anche nella morte. La Tomba I di Santu Pedru con il suo ingresso monumentale conferma questo cambiamento.

La tecnologia del ricordo diviene sempre più significativa e sofisticata.

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... la memoria del passato.

La Tomba I della Necropoli di Santu Pedrucolpisce per la maestria raggiunta dagli uomini preistorici ed è fra tutte la più rappresentativa.  ​

Siamo davanti ad un sepolcro sontuoso ed elaborato, a carattere familiare, che si apre con un lungo ingresso monumentale. Osservando le decorazioni sul soffitto dell’anticella ed i pilastri portanti nella cella principale, si avverte la volontà di offrire una nuova abitazione ai defunti.

Le pareti, nella cella principale, sono caratterizzate da bassorilievi che presentano tracce di ocra rossa.  Un importante rimando all’ingresso nell’Aldilà è dato dalla presenza di una falsa porta scolpita sulla parete. Sempre nella cella principale, sono osservabili alcune protomi taurine in rilievo.

Le camere sepolcrali sono oggi spoglie, ma sono numerosi i reperti rinvenuti nella Tomba I. Un gran numero di essi componevano i corredi funebri. Tra gli oggetti si conservano dei vasi tetrapodi, caratterizzati da quattro piedi cilindrici.

Si tratta di una tipologia di vaso rinvenuta solo a Santu Pedru; ciò fa sì che la tomba venga anche definita la “Tomba dei Vasi Tetrapodi”. 

Molti di questi reperti sono oggi visibili presso il Museo Archeologico Nazionale G.A. Sanna di Sassari e il Museo Archeologico di Alghero. Tutti questi elementi compongono il mosaico di un vero e proprio viaggio nel tempo.

Fotografie della Dott.ssa Nadia Canu e Rebecca C.C. Greene.

 

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