Biologia
Nel blu profondo del nostro Mar Mediterraneo troviamo il Corallo: l’oro rosso della città.
Una specie coloniale dotata di scheletro che, ai nostri occhi, appare come un alberello rosso.
Spesso è ancorato nei fondali, ma nel golfo di Alghero è stato trovato anche su anfore, imbarcazioni affondate, antiche palle di cannone o pipe di pescatori cadute in mare.
La scarsa illuminazione, un tasso di salinità relativamente elevato e acque calme e limpide sono le condizioni ideali per il Corallium Rubrum, affinché cresca e viva il più a lungo possibile.
Appartiene alla classe degli Antozoi. Gli esperti lo chiamano Ottocorallo perché ha dei polipi dagli otto tentacoli sottili e mobili con delle pinnule, che ricordano tanti fiorellini bianchi.
Grazie ai suoi tentacoli ogni polipo cattura e filtra il cibo che fluttua nel mare circostante. L’alimentazione dipende quindi dalla distribuzione spaziale, temporale e dall’idrodinamismo.
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XVI secolo
Nel 1600 Filippo Finella, alchimista e astrologo napoletano, afferma con estrema certezza che quella pianta o pietra appartiene al regno animale. Nessuno gli dà ascolto e lo prendono per matto.
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XIX secolo
Nel 1816, Lamarck è il primo a chiamare il corallo rosso “Corallium Rubrum”.
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XIX secolo
Nel 1864 Lacaze-Duthiers pubblica la prima opera completa sul corallo: Histoire naturelle du corail.
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XX secolo
Nel 1972 Vighi afferma che il corallo rosso, come molti altri ottocoralli, è una specie gonocorica, con fecondazione interna; 10-15 giorni dopo la fecondazione le planule vengono emesse.
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XX secolo
Nel 1979 Weinberg afferma che le planule tendono ad insediarsi a breve distanza dagli adulti. Secondo Vighi e Weinberg il corallo rosso è una specie iteropara a fecondazione interna e a sviluppo interno della larva.
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XX SECOLO
Nel 1984 Harmelin afferma che il tasso di crescita del corallo è di 4-6mm ogni anno.
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XX secolo
Nel 1986 Garcia Rodriguez & Masso stabiliscono che per calcolare l’età delle colonie di corallo è necessario considerare il diametro basale.