Oggetti d’uso da una villa romana di Stefano Serusi
- per Redazione
- in Museo Archeologico
- on 30 Luglio 2021
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A partire da venerdì 6 agosto al MŪSA | Museo Archeologico di Alghero.
La Villa Romana di Sant’Imbenia si affaccia sul mare in uno dei punti più protetti della baia di Porto Conte: il Nymphaion limèn, Porto delle Ninfe, citato dal geografo Tolomeo nel II sec. d.C.
Gli scavi, che si sono succeduti in maniera discontinua a partire dalla fine degli anni Cinquanta fino al 1980 per poi riprendere dal 1994 al 1999 e dal 2003 al 2009, rivelano i resti di un’ampia e lussuosa abitazione risalente presumibilmente tra il I e il III sec. d.C.
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Doveva trattarsi di una sontuosa e opulenta domus, una dimora estiva sicuramente appartenuta a una ricca e facoltosa famiglia dell’aristocrazia romana la cui identità risulta ancora sconosciuta.
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Il pregio e la varietà delle materie prime utilizzate, provenienti da tutto il Mediterraneo, le tecniche costruttive e l’alto valore artistico degli elementi architettonici, conferiscono alla Villa Romana di Sant’Imbenia un carattere internazionale e, nel contesto isolano, la identificano come la più ricca e importante della Sardegna.
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Oggi il patrimonio archeologico della villa dialoga con il presente attraverso la ricerca artistica di Stefano Serusi, che attinge al contesto della domus per ricreare un immaginario nuovo, inconsueto e dichiaratamente anacronistico.
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L’artista immagina di essere un ospite nella villa ancora abitata e, attraverso l’osservazione degli scavi e dei reperti, ricostruisce degli oggetti chiaramente contemporanei, che stabiliscono una relazione inedita con il contesto circostante.
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Interessato in particolare all’iconografia marina e alla ricerca del bello, ancora evidente nei dettagli leggibili della villa, Serusi reinterpreta il frammento con delfini custodito nel Museo come parte di un luogo dedicato all’acqua e realizza, con l’utilizzo di materiali contemporanei, degli asciugamani a forma di delfino.
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Ripensando alle diverse provenienze delle materie prime impiegate nella costruzione della villa, colloca poi un souvenir greco, che riproduce la testa di un pugile, come surplus ornamentale di un posacenere a colonna decorato con un fondale marino.
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Seppur in contrasto, tuttavia, gli oggetti d’uso quotidiano di Stefano Serusi sembrano ritrovare significato proprio nello scenario della villa: gli elementi che l’artista immagina scandire la quotidianità di Sant’Imbenia fanno incursione nell’allestimento inserendosi tra i reperti come se provenissero anch’essi dalle campagne di scavo.
Questa unione volutamente stridente colloca il patrimonio archeologico della villa in una dimensione sospesa e quasi metafisica, in un tempo fatto di contrasti e apparente incomunicabilità che, se osservato con attenzione, si traduce invece in un dialogo tra passato e presente, archeologia e arte, artista e visitatori.
A chiunque visiti queste sale si chiede, a questo punto, di fare uno sforzo immaginativo: pensare, a propria volta, come potesse essere la vita quotidiana all’interno della villa, occupare i suoi spazi e raccontare quali sarebbero i suoi personali “Oggetti d’uso da una villa romana”.
Gli oggetti, a seconda dell’immaginazione di chi si farà ispirare dalla mostra, potranno essere rappresentati da immagini, disegni, parole, fotografie, suoni…
Il pubblico sarà invitato a interagire con la mostra attraverso i canali social del museo condividendo la propria libera interpretazione degli oggetti, che entreranno a far parte della galleria virtuale del MŪSA.
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Scarica qui la brochure Oggetti d’uso da una villa romana