Il mondo del sacro
Secondo piano, ambienti 9-16
I riti sacri e il culto dei morti caratterizzano la cultura umana fin dalle civiltà più antiche.
Necropoli neolitiche, santuari e corredi funerari di epoca romana, cimiteri cristiani: il sacro e la morte si intrecciano e forniscono informazioni preziose sulla vita delle comunità di riferimento.
La terza sezione del museo immerge in un’atmosfera intima e raccolta. Le sale espositive ricreano la sacralità e il fascino dei luoghi di culto e di sepoltura in cui sono stati rinvenuti i reperti esposti. Ad accogliere i visitatori, le riproduzioni grafiche degli elementi più significativi della spiritualità prenuragica: le corna taurine, simbolo maschile della riproduzione, e la Dea Madre, figura legata a fertilità, morte e rinascita.
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Dal 3400 a.C.
Necropoli neolitiche a domus de janas | Neolitico Recente
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Dal XI sec. a. C.
Pozzo Sacro di La Purissima | Civiltà Nuragica
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Tra il I e il II sec. d. C.
Stele punico-romane di Sant’Imbenia | Età punico-romana
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I - IV sec. d. C.
Santuario romano di La Purissima | Età Romana
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I - III sec. d.C.
Cimitero romano di Monte Carru | Età Romana
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Dal XIII al XVII sec.
Cimitero Medievale di San Michele | Medioevo e Post-Medioevo
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Il percorso si apre con il frammento di statuina in argilla ritrovato a Mont’Agnese, luogo che riporta le tracce di uno stanziamento all’aperto di età Neolitica. Il reperto, presumibilmente, consiste nella parte inferiore di un idolo femminile.
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Si prosegue con la scoperta delle domus de janas presenti nel territorio. Santu Pedru, Anghelu Ruju, Taulera: necropoli ipogeiche risalenti al Neolitico e reimpiegate da diverse culture in epoche successive, spesso conservando la sacralità della loro funzione originaria.
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Avanzando, si trovano le stele funerarie in arenaria di tipo punico romano ritrovate nella zona di Sant’Imbenia. Riportano entrambe sulla superficie la rappresentazione stilizzata e schematizzata dei defunti.
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Si prosegue con il santuario di La Purissima, originariamente pozzo sacro dedicato al culto nuragico delle acque. Unico nel nord ovest della Sardegna, è stato reimpiegato in epoca romana per riti ugualmente legati all’acqua e alle sue proprietà curative.
A testimoniare il riutilizzo del sito all’interno del museo è presente anche la riproduzione ambientale del pozzo nuragico e del santuario romano.
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Si passa poi per l’esteso cimitero romano di Monte Carru, località a un centinaio di metri da La Purissima, in cui sono state individuate circa 350 sepolture con corredi funerari abbondanti e generalmente ben conservati.
L’area compresa tra il santuario della Purissima e la necropoli di Monte Carru coincide con l’antica località di Carbia presente nelle carte dell’Itinerario Antonino, mappa delle principali vie delle province imperiali.
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Il viaggio termina con il cimitero medievale e postmedievale di San Michele, ad oggi fra i luoghi di sepoltura più vasti scoperti in Italia. Le tombe custodiscono le tracce della storia sociale della città e caratterizzano una sorta di archivio biologico cittadino che conserva testimonianze riconducibili al periodo tra la fine del Duecento e il primo Seicento.